Discendiamo a quota periscopio sulla Statale della Valnerina. Curve docili, sotto muraglioni di roccia.
Se lasciassimo il cambio in folle a Scheggino ci arriveremmo per gravità, in silente planata. Paese dall’architettura ardita, addossato alla montagna come un presepe. Volute di fumo dai comignoli; in alto il torrione di avvistamento del nemico in compagnia dell’immancabile pilone dell’alta tensione. Ci affacciamo sul ponte del canale. Allegre anatre e germani reali vengono a salutarci. Qualche bottega artigiana e finalmente alcune anime, che passeggiano senza meta per la manciata di metri quadrati alla base del paese.
La nostra peregrinazione fotografica si interseca con l’ora del pranzo; veniamo catturati dal gioco “segui la freccia” ed è così che ci ritroviamo all’Osteria Baciafemmine, nascosta con sapienza tra i muri dei vicoli e i forsennati saliscendi. Dentro, un ambiente che ti abbraccia di colori caldi; il grande camino acceso, salette e scalette, e apparecchiature raffinate. La ragazza che ci serviva avrà pensato ad un manipolo di pazzi, nel vederci scorrazzare per la sala con le reflex al collo.
Poi l’appetito prende il sopravvento ed il primo pomeriggio vola via vellutato, tra chiacchiere ed antichi sapori, cullati dal crepitio del fuoco e dal profumo delle braciole. Il vino scorre, il tempo passa. Usciamo un po’ assopiti, nella luce che rimane prima del tramonto. Decidiamo di rientrare, lasciando sfilare Arrone e i vari paesetti “accastellati” lungo le sponde del fiume. Avremo voluto immortalarne le sapienti architetture. Torneremo…