Coda del giorno. Sole al termine della sua arcata. Luce radente che proietta sagome sui muri delle case. Ombre durissime. A Ciciliano arriviamo così; e, ad attenderci, un improbabile connubio di architetture: campo da calcio e oratorio in stile futurista con sfumature nel surrealismo, contro campanili e muri in pietra locale, tetti in coppi e soffitti a travi in legno.
Il colpo d’occhio rischia di destabilizzarci, ma procediamo, e presto il paese si concede, solitario e lievemente malinconico, ad arditi giochi fotografici in controluce. Un’oasi di colore e serenità, le facciate delle case ordinate e dipinte in tonalità pastello; antichi fontanoni a portale; decorazioni urbane delicate e regolari. C’è spazio per gli occhi, per una ricerca sottile e semplice dell’inquadratura.
Intorno nessuno. Qualche cagnolino che ci accompagna scodinzolante; gatti con sguardo indagatore fanno capolino dagli spigoli dei vicoli. Alcune comari discutono del tempo nell’aria polverosa del controsole. Meriterebbero molto di più questi luoghi, questi gioielli colmi di storia.
Meriterebbero di non essere dimenticati.
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