Un regalo, inatteso e bellissimo, mi porta a volare lontano.
Un regalo di mio padre. Il nostro secondo viaggio insieme, dopo il Kerala, tre anni fa.
Arriva in un momento di confine: le grandi termiche della vita, che ti fanno salire e scendere come un aliante. E sin quando il portellone dell’aereo non si è aperto, non sapevo cosa attendermi. Certamente non ero pronto; mentalmente distante, con poche aspettative.
Ed ho scoperto che è stato un bene. È giunto tutto improvvisamente, una grande cesura temporale ed emotiva. E inizialmente queste grandi forze di contrasto mi hanno quasi respinto, facendomi nascondere l’obiettivo, convinto che non ce l’avrei fatta, per mera vergogna.
In seguito il viaggio ha evoluto, accompagnato dai sorrisi di un popolo quieto e senza tempo. Abbiamo gettato gli schermi e gli schemi con cui eravamo vestiti nel mondo occidentale, per ritrovare una dimensione calibrata sul rapporto umano, semplificato ai minimi termini.
Da quel momento siamo diventati parte integrante dei colori e dei profumi laotiani e i pensieri si sono lasciati cullare da albe e tramonti.
Centodiciannove scatti, il nostro viaggio.
Grazie papà.
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