“Era un lavoro difficile, ma dovevamo farlo!”
Era iniziata un po’ così, alla amaro Montenegro, la saga che avrebbe portato me e Vincenzo a calarci alle pendici di Subiaco, nel fosso dove scorre placido l’Aniene che in quel punto forma la rinomata cascata che da vita al laghetto. In tardo autunno e inverno il luogo è deserto; con l’approssimarsi della stagione estiva il fosso regala sensazioni da quadro di Mordillo. Tenersi alla larga se si è anche un pelo misantropi… 🤪
Giornata di alta pressione, con sedimentazione di aria fredda nei fondovalle. Il fosso è a temperatura siberiana; l’umidità pervade ogni cosa. I grandi platani di fiume, con fogliame di un metro quadro, regalano insieme ai faggi e alle betulle un foliage da quadro di Klimt. Si va di lunga esposizione, per forza, eravamo li apposta. Vinz gli da giù di tecnica ed app con la Fuji; io sperimento con sagacia sull’iPhone in modalità foto live.
Ne viene fuori questa galleria, tra il blu e il verdino del freddo e tra sfumature giallo-arancio del foliage.
Il resto è un pranzo inatteso nel “refettorio” del convento di Santa Scolastica. Un luogo sorprendente che non ci aspettavamo, con una bella sala accogliente ed una cucina di pregio. Il gusto e il ricordo degli strozzapreti ai funghi porcini rimarranno indelebili, come scolpiti nella roccia.