Rocca. Oramai la chiamo così. Ho tolto il cognome “Calascio”, perché oramai è un’amica. Compare misteriosa e affascinante nelle epoche della mia vita, e ogni volta la scenografia cambia; la scena da girare non è mai la stessa. Un tempo con nuvole basse in fondovalle e colline arcipelago; un tempo di neve e luce bluastra di ombre invernali. Poi ancora di nebbia e vento polare, con modella in set fotografico. Questa ultima volta di venti impetuosi in quota, nubi lenticolari e contrasti frenetici.
Ce la godiamo così, nell’orda turistica di un giorno di festa nazionale. Festosa, piena, austera, sorridente e leggera. Rocca oggi è tutto. È un Abruzzo che non possiede confini, che rimanda alla storia e alla leggenda di orde barbare e di guerre spietate. Noi troviamo angoli di inaudita serenità alla Locanda della Rocca, cullati nei sapori preparati da Susanna e Paolo. Sempre loro, sempre amabili ospiti.
Poi letteralmente rincorriamo il tempo, ridendo tra noi mentre il rumore degli otturatori delle nostre reflex riempie il vento e lo spazio.
Oggi Rocca era proprio bella. Fotografarla è stata gioia per l’anima.