Mio padre è un appassionato ferro-modellista da alcuni decenni. Oltre alla sua ufficiale occupazione, l’ottico, spesso ritaglia alcune tarde ore della sua giornata per dar vita a plastici ferroviari di incredibile realismo.
L’ultima creazione, che ha richiesto un paio di anni di fervido lavoro e che ho visto crescere in ogni minimo dettaglio, è una ricostruzione di uno scorcio dei tipici ed arditi passaggi ferroviari del Cadore, tra rocce dolomitiche e ponti in pietra.
Era inevitabile, data la mia passione per la fotografia, che partisse la sfida: riprodurre con il massimo realismo possibile e per mezzo della mia reflex le immagini illustrate in una pubblicazione della “biblioteca ferroviaria” di mio padre. Questi scatti andranno poi a corredo di un articolo scritto da lui medesimo per la rivista Treni, di cui è fedele lettore dai primi numeri.
Abbiamo così effettuato una serie di prove, preceduta da numerose chiacchiere teoriche sul corredo fotografico da utilizzare, scelta dell’obiettivo, del tipo di fotocamera, diaframma, distanze… Ogni volta si aggiungeva il parere di qualcuno. Eravamo concordi nel voler ottenere il massimo della qualità, il che faceva ricadere la scelta sulla reflex digitale, nonostante le dimensioni del plastico facessero propendere per una fotocamera che avesse un obiettivo di dimensioni rapportabili alla scala dei modelli riprodotti, una mini compatta per intenderci; in questo modo avremo ottenuto delle prospettive di gran realismo, calando, per così dire, la fotocamera nella scena. Ma così facendo non avremo potuto scattare in formato RAW ed il volgare jpeg prodotto dalle compatte ci stava stretto.
Alla fine, in una domenica pomeriggio autunnale, abbiamo dato il via alla sfida.
Abbiamo utilizzato la nuova Nikon D300s, recentemente acquistata, solido treppiede manfrotto a testa basculante e kit di illuminazione flash comprensivo di due teste da 180W, ombrellini e softbox, comprato ad Hong Kong. Ci siamo dovuti adattare nell’utilizzare il Nikkor 18-200mm f/3.5-5.6G ED IF AF-S VR DX; avremo preferito un 10mm luminosissimo, che ci avrebbe permesso una profondità di campo notevole, consentendoci al contempo una distanza di messa a a fuoco minima di alcuni centimetri, ma non ne disponiamo. Abbiamo pertanto portato a tutta potenza i flash e lavorato a diaframma 22. La posizione degli illuminatori era tale da simulare una luce solare radente, tipica di un pomeriggio di novembre nel nord Italia. A dare un tocco in più alle scene una bellissima riproduzione fotografica di un panorama autunnale dei Monti della Laga con dimensioni 100×120 cm, sfondo che si è fuso a meraviglia con le ambientazioni del plastico.
Al termine di una sessione di un centinaio di scatti abbiamo portato tutto in Capture NX2, selezionando i lavori migliori. Una breve sessione in Photoshop ed ecco i risultati.
Buon viaggio…